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Lo storico batterista dei Roots Ahmir “Questlove” Thompson, nei panni di regista, si è aggiudicato il Premio come Miglior documentario (Best Documentary Feature) agli Oscar 2022 con un lungometraggio forte e appassionante, in parte film musicale e in parte analisi storica, nato dalla voglia di accendere i riflettori su un evento epico che ha celebrato la storia, il sound e la moda della black culture.

“Summer of Soul”, questo il titolo della pellicola proiettata in anteprima al Taormina Film Fest e disponibile dal 30 luglio scorso in esclusiva su Star all’interno di Disney+, è il primo progetto ufficiale di Onyx Collective ed è un lavoro mastodontico, intenso e coinvolgente che abbatte un muro, mostrando un pezzo di storia rimasto celato per mezzo secolo.Nel corso di sei settimane durante l’estate del 1969, a soli 160km a sud di Woodstock, l’Harlem Cultural Festival fu ripreso dalle telecamere al Mount Morris Park (ora conosciuto come Marcus Garvey Park). “Queste riprese non furono mai viste dal pubblico e vennero dimenticate. Qualche cosa di assurdo…”, dice Questlove. “Summer Of Soul” nasce nel solco del recupero di quelle immagini incredibili e fa luce sull’importanza di quell’evento. Lo fa includendo anche esibizioni dal vivo inedite di artisti come Stevie Wonder, Nina Simone, Sly & the Family” Stone, Gladys Knight & the Pips, Mahalia Jackson, B.B. King, The 5th Dimension e molti altri. Un vero e proprio tesoro. “Sono venuto a scoprire che Jimi Hendrix aveva cercato di entrare nella scaletta del festival. Ma non riuscì. È un peccato, perché Jimi stava effettivamente vivendo un periodo di trasformazione della sua vita. Voleva tornare alle sue radici blues. Così decise di fare un sacco di concerti notturni dopo il festival, esibendosi con Freddie King per tre settimane ad Harlem”, svela Questlove.

Attraverso “Summer of Soul”, il musicista e regista fa scoprire le emozioni, i sentimenti, le paure, gli amori e le tante altre intense sinergie che attraversarono la calda estate del ‘69, piena di scontri ed eventi significativi. L’Harlem Cultural Festival fu definito all’epoca il Black Woodstock. In concomitanza con l’epocale manifestazione californiana, l’evento contò più di dieci stelle della musica blues, gospel e soul. “Il docufilm è un lavoro che può essere compreso su vasta scala, da almeno quattro generazioni che possono capire di che cosa parla – conclude Questlove – se sei di quella generazione, se eri lì in quel periodo, allora sai cosa stava succedendo. C’è poi una generazione successiva che potrebbe avere familiarità con alcuni degli artisti di allora. E poi ce ne è stata un’altra che ha familiarizzato con gli artisti attraverso i campionamenti e il linguaggio dell’hip hop. E poi l’ultima, come i Millennials e la Gen Z: quest’ultime sta vivendo molti avvenimenti che ricordano quegli anni. Questo in qualche modo ci unisce tutti”.