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Via da Sanremo, verso Milano. “Siamo in una situazione di emergenza, se vogliamo che si tenga l’evento e che sia garantita la sicurezza dei partecipanti dobbiamo essere tutti disponibili a fare un passo indietro – spiega al Corriere della Sera Enzo Mazza, ceo di Fimi, la federazione che riunisce le quattro major discografiche (Universal, Sony, Warner e Bmg) che in questa edizione rappresentano circa la metà del cast. Il teatro, che ospita il Festival dal 1977 con la sola eccezione del 1990, non appare una priorità. “È stato costruito negli anni Cinquanta e già in periodi normali ha mostrato i suoi problemi strutturali.

Si potrebbe pensare ad allestire una tensostruttura in un’altra zona della città. Il teatro è sostituibile. Per il pubblico la gara di inediti non è inficiata dalla location che la ospita”, continua Mazza.

Un evento televisivo come questo può essere realizzato ovunque. Penso ad esempio al Forum di Assago“, aggiunge. Con buona pace della liturgia e della tradizione. “Credo che la Rai abbia una capacità incredibile di organizzare eventi televisivi, lo ha dimostrato anche in una fase come questa, superando riti scolpiti nella pietra. Se quest’anno è cambiata la prima della Scala, trasformata in spettacolo tv proprio sulla Rai, può accadere anche a Sanremo. E se guardiamo al panorama internazionale anche il Concerto di Capodanno a Vienna è diventato un programma tv senza pubblico”, sottolinea Mazza. Nel frattempo, assieme alle altre due associazioni di categoria (Pmi e Afi), Fimi ha preparato un codice di comportamento per cantanti e staff: le interviste si fanno in streaming, cancellate le ospitate in tv e gli eventi con gli sponsor, pranzi e cene in hotel, tamponi quotidiani.