Giorni intensi, nel mondo dei Pink Floyd. La prossima settimana apre a Londra la mostra al Victoria & Albert Museum “Their mortal remains”, mentre per il 2 giugno è previsto “Is This the Life We Really Want?”, il nuovo album di Roger Waters. L’ex Pink Floyd ha concesso una lunga intervista a tutto campo al Telegraph, affrontando sia il nuovo lavoro, il primo a 25 anni di distanza da “Amused to death”, sia chiarendo una volta per tutte le relazioni con gli ex colleghi. Waters parla così del suo rapporto con Gilmour e Mason
Dave e io non siamo amici, non lo siamo mai stati e dubito che lo saremo mai. Va bene così, non c’è ragione per cui lo dovremmo essere. Invece adoro Nick e lui adora me. Eravamo sempre vicini. Ma si può essere creativi senza essere amici. David e io abbiamo fatto un sacco di lavori davvero grandi, che non esisterebbero senza il contributo di entrambi.
Anche se nelle parole di Waters compare una sorta di frustrazione per non avere avuto il giusto riconoscimento per il suo ruolo nei Pink Floyd:
La musica è estremamente importante per me. Può sembrare un po’ strano da dire ora, ma nel corso degli anni forse non ho ricevuto abbastanza credito per questo. Penso che l’idea che Rick (Wright) e David in particolare hanno cercato di farmi digerire negli anni era che io fossi una specie di direttore del gruppo, ma che non dovevo preoccuparmi della musica, perché non avevo le loro competenze. Sono cavolate. Come musicista valgo due volte loro. E’ vero, è parte di me.
A proposito del nuovo disco, Waters lo riconosce come parte di un continuità che va dai Pink Floyd ad oggi
Riconosco un tema che continua a tornare, in tutto il mio lavoro da “Echoes” in poi. È una fede ossessiva nell’umanità, che mi permette di avere empatia con chiunque. Ma per alcuni di noi, è profondamente sepolta e non arriverà mai.
Una cenno anche a Nigel Godrich, produttore del disco – e storico collaboratore dei Radiohead – sui quali ha parole poco tenere (“Li trovo impenetrabili. Mi piace che il mio rock’n’roll sia molto diretto. Non voglio dover scavare per capire il significato”):
Nigel è un fan. Credo che ammetterebbe che questo disco è una sorta di omaggio. Tutte le voci trovate e gli effetti sonori sono stati realizzati lavorando su nastri analogici, come ho visto fare per la prima volta 50 anni fa e come con i Pink Floyd facemmo già nel ’69. Amo gli effetti casuali che può produrre.