Era il 31 ottobre del 1975 e i Queen pubblicavano quella che sarebbe diventata una delle canzoni-simbolo della loro carriera: “Bohemian Rhapsody”. Primo singolo estratto dal quarto album in studio di Freddie Mercury e compagni, “A night at the opera”, il brano voleva presentare al meglio il concept alla base di quel disco: un mix di progressive rock, symphonic rock, hard rock e pop. Il cantante scrisse “Bohemian Rhapsody” nei primi mesi del 1975, nella sua casa di Kensington (Londra): aveva in mente una canzone diversa da tutte quelle che aveva scritto fino a quel momento, con una struttura insolita, non convenzionale (da qui il “rhapsody” del titolo). Partiva con un’introduzione corale cantata a cappella, alla quale seguivano un segmento in stile ballata con un assolo di chitarra di Brian May finale, una sezione operistica, una sezione hard rock e, infine, un altro segmento in stile ballata con una sezione solo piano e chitarra.Non sbaglia chi definisce “Bohemian Rhapsody” un punto di svolta nella sperimentazione di Freddie Mercury e compagni, che nei concerti successivi all’uscita di “A night at the opera” avrebbero avuto parecchie difficoltà a riprodurre dal vivo quella canzone. Avrebbero trovato la formula giusta solo nel 1977, con il tour di “Day at the races”: apertura con la ballad iniziale, assolo di chitarra di Brian May, sezione operistica intermedia suonata dal disco, sezione rock suonata tutti insieme e finale di Mercury al piano.