Categoria: RSD News

Probabilmente sui palchi non salirà mai più un frontman come lui. Perché non è inverosimile pensare che sotto i riflettori, in futuro, possano passare anche cantanti con una maggiore estensione vocale e performer altrettanto atletici e vulcanici. A rendere per sempre unico Freddie Mercury, però, non sono stati solo il suo carisma e la sua personalità, doti innate impossibili da sintetizzare in vitro o nei bootcamp dei talent: il mai dimenticato frontman dei Queen è stato il classico uomo giusto nel momento giusto, la cui parabola si è consumata in un periodo – quello compreso tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta – che ha visto nascere le ultime rockstar così come vuole l’iconografia contemporanea – o “This Is Spinal Tap”, a seconda della prospettiva.

Il suo regno, Mercury, l’ha visto quando ancora era prospero, quando ancora i budget erano alti, i concerti erano eventi e per i discografici l’unico limite era il cielo: se il destino non se lo fosse portato via, esattamente 25 anni fa, chissà cosa avrebbe pensato di un’industria del disco imbolsita da un mercato sempre più sfaccettato e complesso e da uno stardom usa e getta come quello al quale ci siamo abituati da un po’ di anni a questa parte. Conoscendolo, si sarebbe signorilmente ritirato a vita privata, perché una Regina che diventa ancella – magari di una corporation più interessata a vendere merchandise che musica – da che mondo e mondo non si è mai vista.