Negli USA si infoltisce l’elenco degli stati che permettano l'”utilizzo ricreativo” della marijuana: dopo le consultazioni tenute questo mese, anche Alaska e Oregon, dopo il precursore Colorado, hanno legalizzato il consumo – non necessariamente terapeutico – di “erba” come già, nel Vecchio Continente, fecero i Paesi Bassi anni fa, pur con tutte le precauzioni e restrizioni del caso.
Un bacino di potenziale clientela che deve aver convinto gli eredi della famiglia di Bob Marley a sfruttare un “brand”, quello del re del reggae, storicamente e culturalmente legato a doppio filo al mondo della cannabis: dalla seconda metà deli 2015, infatti, sul mercato americano sbarcherà la Marley Natural, marchio destinato a diventare familiare ai consumatori di marijuana americani. La sigla proporrà, oltre a “articoli botanici giamaicani”, anche accessori – pipe, bong, cartine – e prodotti tutti, ovviamente, a base di cannabis. Un vero e proprio colosso della ganja, con tanto di target market (“adulti responsabili già consumatori di cannabis”) e mission statement: “Il nostro è il primo brand globale dedicato alla cannabis: la nostra missione è farci latori della voce di Bob e delle sue intuizioni e aiutare le persone a realizzare che potenziale positivo abbia la cannabis su mente, corpo e spirito”.
A dettare la linea saranno i familiari del re del reggae, ma a metterci i soldi sarà la private equity di Seattle Privateer Holdings, finanziaria di Seattle nota per essere da sempre legata all’industria della cannabis: “Vogliamo che la voce e la visione di Marley siano di aiuto al movimento antiproibizionista”, ha spiegato l’amministratore delegato Brendan Kennedy a Geekwire: “Per molti versi, è stato lui, cinquant’anni fa, a dare vita a questo movimento, con le sue dichiarazioni pubbliche sulla cannabis”..