Poche settimane fa David Gilmour confermava in questa intervista che era in corso una trattativa per vendere il catalogo dei Pink Floyd, anche se non partecipava volentieri alla negoziazione. «Il mio sogno» diceva «è non essere coinvolto in decisioni come queste e nelle discussioni che ne derivano. E poi non m’interessa dal punto di vista finanziario. M’interessa solo che la cosa esca dal pantano in cui si trova da un pezzo».
Secondo il Financial Times, l’accordo sarebbe finalmente uscito dal pantano e i Pink Floyd avrebbero venduto il catalogo a Sony Music per 400 milioni di dollari, una cifra notevole anche se non record. Nel caso di Bruce Springsteen, ad esempio, si è parlato di 500 milioni, in quello dei Queen di un miliardo di dollari. A luglio, scrive il Financial Times, il gruppo di private equity Apollo ha finanziato la attività di acquisizione dei diritti da parte di Sony con 700 milioni di dollari.
L’accordo relativo ai Pink Floyd prevede secondo la testata la cessione delle registrazioni e di quelli d’immagine, e quindi anche relativi alla produzione e vendita di merchandise e alla realizzazione ad esempio di un biopic o di una docuserie ufficiale, ma non delle edizioni. Se ne parlava almeno dal 2022.
Uno dopo l’altro, i grandi del rock stanno cedendo i diritti sui master delle registrazioni e sull’utilizzo delle loro canzoni, e non solo. È un fenomeno iniziato anni fa.