Cosa sarebbe accaduto se la carriera solista di Sting si fosse rivelata un flop? Nel caso “The Dream of the Blue Turtles”, il primo album “in proprio” spedito da Gordon Sumner sui mercati nel 1985, fosse stato un colossale buco nell’acqua, oggi la band di “Roxanne” e “Walking on the Moon” sarebbe ancora attiva? Secondo Sting, no.
In un’intervista al magazine Mojo il cantante, musicista e compositore britannico (ma spesso residente in Italia presso la sua tenuta – Il Palagio – a Figline e Incisa Valdarno) ha spiegato che anche in caso di fallimento dei suoi lavori esterni alla band non avrebbe comunque preso in considerazione l’idea di riportare in attività i Police. Questo perché Sting non crede che “un uomo adulto possa fare davvero parte di una band”.
“Una band è una cosa per adolescenti”, ha spiegato l’artista: “Chi vuole far parte di un gruppo di adolescenti mentre di affaccia ai settanta? [Essere in una band] E’ una cosa che non ti permette di evolvere. Perché devi obbedire alle regole e alla gestalt della band. Per quanto ami i Rolling Stones e gli AC/DC, difficilmente vedo un’evoluzione nella loro musica. Per come la vedo io un gruppo è un veicolo per le canzoni, non il contrario”.
“Sia Andy [Summers] che Stewart [Copeland] hanno fatto dischi per conto loro, quindi era anche mio diritto fare altrettanto”, ha proseguito Sting: “Così [per “The Dream of the Blue Turtles”] ho messo insieme un gruppo di jazzisti e ho avuto la fortuna di averlo visto diventare un successo. Non ho idea di come sarebbe andata in caso contrario. Mi sarei cosparso il capo di cenere e avrei riattivato i Police? Spero di no”.In ogni caso i rapporti tra Sting, Summers e Copeland restano tutto sommato saldi: “Ci sentiamo per i compleanni”, ha concluso l’artista, “Abbiamo le nostre vite, ma i rapporti sono molto cordiali. Sono molto grato a quei ragazzi, per il loro immenso talento e per la pazienza che hanno avuto con me. Gli voglio bene”.