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Il nome d’arte Sting, il cui vero nome registrato all’anagrafe di Wallsend – il paese del nord dell’Inghilterra dove è nato il 2 ottobre 1951 – è Gordon Matthew Thomas Sumner, venne affibiato al musicista inglese da un trombonista di una band in cui suonava agli inizi della sua carriera.

Lo ha raccontato lo stesso ex frontman dei Police nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano Daily Star. “Mi fece cantare una canzone orribile. Quindi, in segno di protesta iniziai a indossare una maglietta nera e gialla. Lui iniziò a chiamarmi Sting per scherzo”.

A Sting il soprannome non è dispiaciuto e ringrazia quel suo vecchio compagno di band per averlo coniato poiché, da quando è diventato famoso, accelera parecchio il processo di firma degli autografi.”Ora gliene sono grato perché quando devi firmare qualcosa, è breve!”.

Lo scorso mese di febbraio Sting, sull’esempio di illustri colleghi quali Bob Dylan e Bruce Springsteen, solo per citarne un paio ha venduto la sua discografia a Universal Music Group per 300 milioni di dollari. A questo proposito ha dichiarato: “E’ assolutamente essenziale per me che il corpo di lavoro della mia carriera abbia una casa dove è apprezzato e rispettato. Non solo per entrare in contatto con i fan di lunga data in modi nuovi, ma anche per presentare le mie canzoni a un pubblico nuovo, a musicisti e generazioni. Nel corso degli anni ho avuto una relazione lunga e di successo con UMG, sotto la guida vigile di Lucian (Grainge, ad di UMG, ndr) è stato naturale, quindi, unire tutto in luogo sicuro, proprio mentre torno in studio, pronto per il prossimo capitolo della mia carriera”.

Lucian Grainge, presidente e amministratore delegato di Universal Music, dal canto suo è stato molto lieto di essersi assicurato l’accordo. “Sting è un genio della canzone la cui musica permea la cultura globale. Siamo onorati che, affidandoci le sue edizioni, l’intero corpus di lavori di Sting come autore e artista discografico – dai Police al suo lavoro da solista – sarà tutto all’interno della famiglia Universal Music. E’ una responsabilità, questa, che non prendiamo alla leggera, oltre che a una grande conferma di ciò che siamo stati capaci di costruire per gli artisti”.