Sono stati anni di dubbi, incertezze, di lanci e rilanci – specie tra Damon Albarn e Alex James, ormai affiatatissimi nello smetirsi a vicenda a distanza di pochi giorni l’uno dall’altra su tutto ciò riguardasse il futuro di quella che fu una delle due band simbolo dell’invasione brit rock anni Novanta. Una specie di gioco tra gatto e topo, che – alla luce della rivelazione di oggi, giovedì 19 febbraio – lascia aperto un dubbio, tra fan accaniti e addetti ai lavori: o i Blur sono talmente disfunzionali da credersi sull’orlo dello scioglimento mentre fanno avanti a indietro dallo studio per registrare un nuovo disco, oppure il quartetto di “Song 2” ha orchestrato una delle prese per i fondelli più lunga e articolata nella storia del rock.
Soffermatevi infatti sulla grafica postata sul loro account Facebook per annunciare urbi et orbi il loro primo disco da studio dopo tredici anni, “The magic whip”, atteso nei negozi per il prossimo 27 aprile e che – a voler essere precisi, come lo sono stati loro nella rivelazione sui social – sarebbe il loro ritorno dopo diciassette anni, perché Graham Coxon, ai tempi di “Think tank”, era fuori dal gruppo.
Potrà essere un caso, ma la grafica orientaleggiante esibita su quella che si presume essere la cover dell’album rimanda chi ha buona memoria a quei primi di maggio del 2013, quando Damon Albarn – che è uno che le spara grosse, è vero, ma non quando si tratta di lavoro – prese parola per la prima volta dopo diversi anni circa un nuovo capitolo in studio targato Blur.
“Passeremo una settimana qui a Hong Kong, e pensiano che sia un buon momento per tentare di registrare un nuovo disco”
Da allora sono passati tre anni. Tre anni di “può essere”, “chissà”, “perché no, a meno che” e chi più ne ha più ne metta. Ci fu spazio anche per un polemica, pochi mesi dopo l’annuncio di Albarn: William Orbit, produttore considerato nella cerchia dei collaboratori di fiducia del quartetto britannico, sparò ad alzo zero sul gruppo, accusando in particolare Damon Albarn e lasciando intendere che i lavori a nuovo materiale inedito fossero stati sospesi bruscamente e non nel migliore dei modi.
“Non fatemi nemmeno iniziare a parlare dei Blur. Non lavorerò mai più con loro. Damon è stato davvero pessimo. Questo è tutto quello che dirò. Mettiamola così, non mi interesserebbe tornare indietro. Non mi affretterei a tornare a lavorare su quell’album. Non sono stato pagato. Ma, sapete, non sono certo il primo”.
E benché sia lecito, a questo punto, pensare che anche Orbit fosse parte della monumentale azione di depistaggio mezzo stampa, non rimane che considerare l’ultima dichiarazione pubblica riferita da un diretto interessato circa il futuro dei Blur. Era l’ottobre scorso, e Alex James, a proposito di un ritorno (solo dal vivo, però) del suo gruppo, al New Musical Express si lasciò scappare una possibile apparizione a Colchester, Essex, per l’estate del 2015. A vent’anni suonati, si affrettò a ricordare il promoter designato, “dall’apice del britpop, il 1995, quando Oasis e Blur si contesero il primo posto nelle classifiche di vendita”. Ora, visto come buttano le cose, sarà il caso di aspettarsi sorprese anche dalla concorrenza?