Nel marzo 1991 i Mookie Blaylock (per chi non lo sapesse era un giocatore di basket della NBA) cambiano il loro nome in Pearl Jam ed entrano in studio a Seattle per registrare il loro primo album, “Ten”. Il disco vedrà la luce qualche mese più tardi, sul finire di agosto. I temi trattati dai testi composti dal cantante del gruppo, Eddie Vedder, trattanto temi piuttosto cupi: depressione, suicidio, solitudine. Un mese più tardi, sul finire di settembre, sempre da Seattle, raggiunse il mercato “Nevermind”, il secondo album dei Nirvana. Qualche mese ancora e il grunge sarebbe esploso definitivamente in tutto il suo fragore, trainato dall’inno “Smells Like Teen Spirit” intonato da Kurt Cobain, a gettare per aria le carte sul tavolo del rock.In quel 1991 i lavori a quello che sarebbe diventato “Ten” non toglievano spazio ad una intensa attività dal vivo da parte della band guidata da Eddie Vedder, furono 108 i concerti quell’anno. Ne suonarono un numero ancora maggiore l’anno successivo, ben 130. Da quel 1992 non è più accaduto che i Pearl Jam riuscissero a superare i cento concerti in un anno. All’inizio del febbraio del ’92 la band raggiunge l’Europa per presentare dal vivo l’esordio discografico. Il primo di questi concerti si tenne il 3 febbraio all’Esplanade Club di Southend-on-Sea in Gran Bretagna. Un paio di settimane più tardi, il decimo live della serie europea, ebbe luogo in Italia, esattamente trenta anni fa, il 18 febbraio 1992 al Sorpasso di Milano.Ebbene sì, la prima esibizione italiana dei Pearl Jam ebbe luogo in un piccolo locale con una capienza stimata in poco più di un centinaio di persone. Quello spettacolo, con lo scorrere degli anni ha preso via via sempre più i contorni della leggenda e si facesse la conta di quanti dicono di avervi presenziato probabilmente si arriverebbe a riempire un palasport. Fu comunque un sold out. Di lì a poco, come detto in precedenza, si sarebbe acceso un fuoco che ancora oggi arde ben vivo e che pone i Pearl Jam tra le rock band più importanti del nostro tempo.