E’ molto difficile, se non impossibile, negare che “Let It Be” sia stato uno dei tanti grandi successi e sia una delle canzoni più popolari in assoluto dei Beatles, ma non tutti i componenti del quartetto di Liverpool la amavano. John Lennon, per esempio. Tra i molti perchè della sua avversione al brano, uno può essere ricondotto alle difficoltà sorte in sala di registrazione e ai rapporti sempre più tesi che aveva, nel periodo in cui venne scritto, con Paul McCartney.
I due principali autori della band inglese avevano sempre avuto stili di scrittura diversi, e questo fu uno dei punti di maggior forza dei Beatles, ma dopo tutti gli anni trascorsi insieme, si stavano allontanando più che mai. McCartney iniziava ad averne le tasche piene delle sperimentazioni di Lennon, mentre Lennon definiva il lavoro di McCartney ‘musica per nonne’.
John Lennon, infatti, osteggiò immediatamente questa canzone che venne ispirata a McCartney dall’apparizione, in sogno, della defunta madre Mary. Lennon pensava che lo stile di “Let it Be” non si adattava a quello dei Beatles e, come rivelò in seguito allo scrittore David Sheff:
“Quello è Paul. Cosa puoi dire? Nulla a che fare con i Beatles. Poteva andare per gli Wings. Non so cosa pensava quando ha scritto “Let It Be””.
Secondo lui, McCartney stava cercando di ricreare la magia generata dalla melodia di un altro grande classico di quegli anni:
“Penso che sia stato ispirato da “Bridge Over Troubled Water” (canzone di Simon & Garfunkel, ndr). Questa è la mia sensazione, anche se non ci ha nulla a che fare. So che voleva scrivere una “Bridge Over Troubled Water””.
È però possibile che John Lennon si sbagli sull’influenza avuta dalla composizione del duo newyorchese Simon & Garfunkel, considerando che “Let It Be” è stata registrata nel gennaio 1969, ben dieci mesi prima che fosse incisa “Bridge Over Troubled Water”. Un’altra fonte della frustrazione di Lennon derivava dal riferimento diretto di “Let It Be” a ‘Mother Mary’. Sebbene Paul McCartney insistesse sul fatto che la frase fosse un riferimento al nome della madre, Lennon, che era allergico alla religione, detestava qualsiasi testo che potesse avere riferimenti di quel genere ed essere interpretato in quel modo.
Quando il produttore Phil Spector venne invitato a completare “Let It Be”, nel 1970, volle aggiungere un audio con la voce di Lennon che dice, ‘E ora, vorremmo fare ‘Hark the Angels Come’ (senti arrivare gli angeli)’, in chiusura di “Dig It”, che è il brano che precede, nella tracklist, “Let It Be”. Difficile dire se fu una iniziativa personale di Spector oppure se dietro la cosa ci fosse anche lo zampino di John Lennon. Comunque sia, di certo c’è che la relazione tra quella frase e la canzone immediatamente successiva non è passata inosservata. Al giudizio della storia va riportato che, nonostante l’avversione di Lennon, come si ricordava più sopra, il successo di “Let It Be” è indubitabile. Ed è giunto sino ai giorni nostri.